Queste pagine raccontano una storia verosimile che, tuttavia, non potrebbe mai accadere nella realtà. Raccontano infatti di due personaggi che si incontrano per tre volte, ma ogni volta è l’unica, e la prima, e l’ultima.
TRE VOLTE ALL’ALBA *ALESSANDRO BARICCO
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Quanti anni ha?
Io?
Lei, sì.
Quarantadue.
Lo vede, è abbastanza giovane da lasciar perdere tutto.
Ma cosa dice?
Non mi dirà che non ci ha mai pensato. Lasciare perdere e ricominciare tutto da capo. Non sarebbe male, no?
Lei è pazza.
Ma la donna disse che gran parte della gente sogna di ricominciare da capo, e aggiunse che in questo c’era qualcosa di commovente, non di pazzo. Disse che in realtà quasi nessuno, poi, ricomincia da capo davvero, ma non si ha idea di quanto tempo la gente passi a fantasticare di farlo, e spesso proprio mentre è nel bel mezzo dei suoi guai, e della vita che vorrebbe lasciar perdere.
TRE VOLTE ALL’ALBA *ALESSANDRO BARICCO
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Lei una volta aveva avuto un bambino e si ricordava distintamente come la prendesse l’angoscia, ogni tanto, a stare da sola con lui, piccolo, e allora l’unica cosa che funzionava era pensare seriamente di lasciar perdere, e di ricominciare da capo.
Si studiava di dove lasciarlo, il bambino, e sapeva già come si sarebbe fatta i capelli e dove sarebbe andata a cercare lavoro, per ricominciare. Una cosa che la faceva stare immediatamente meglio era pensare alle serate che allora avrebbe passato, e alle notti. Avrebbe passato intere serate a mangiare sul divano e altre sarebbe uscita e sarebbe andata a letto con un uomo, lo avrebbe fatto con grande sicurezza, alzandosi poi dal letto e prendendo le sue cose, incapace di rimorsi. Disse che per il solo fatto di pensare a tutto questo le si scioglieva qualcosa dentro e le prendeva una serenità, come se davvero avesse risolto qualcosa. Diventava allora molto dolce col bambino, e improvvisamente luminosa, e madre
TRE VOLTE ALL’ALBA *ALESSANDRO BARICCO
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Ho capito che non si cambia veramente mai, non c’è modo di cambiare, come si è da piccoli si è tutta la vita, non è per cambiare che si ricomincia da capo. E per cosa, allora?, chiese l’uomo. […] Si ricomincia da capo per cambiare tavolo, disse. Si ha sempre questa idea di essere capitati nella partita sbagliata, e che con le nostre carte chissà cosa saremmo riusciti a fare se solo ci sedevamo a un altro tavolo da gioco
TRE VOLTE ALL’ALBA *ALESSANDRO BARICCO
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Lui disse ancora che alla fine non c’era più nulla, della casa, e le chiese com’era possibile che di una casa non rimanesse più niente, dopo che il fuoco se l’era presa, nel buio della notte. La donna sapeva che la risposta esatta era che un sacco di cose, di quella casa, sarebbero rimaste per sempre e che lui ci avrebbe messo una vita a togliersela dalla testa ma invece rispose che sì, era possibile, se una casa era di legno poteva ridursi a un mucchio di cenere, per quanto potesse sembrare strano, se una notte il fuoco decideva di divorarsela, accendendosi il camino nel salotto della notte. Fumava tutto, disse lui. Fumerà per così tanto tempo, pensò lei. E si chiese se c’è una possibilità, una sola, di tornare a guardare lontano quando davanti abbiamo sempre, tutti, qualche rovina che fuma, e quel ragazzino più di ogni altro
TRE VOLTE ALL’ALBA *ALESSANDRO BARICCO
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Una cosa che devi imparare, Malcolm è che… ti chiami Malcolm, vero?
Sì.
Bene, una cosa che devi sapere, Malcolm, è che quando uno ha bisogno di piangere lo deve fare, inutile stare lì a farsi tanti problemi.
Sì.
Dopo va tutto meglio.
TRE VOLTE ALL’ALBA *ALESSANDRO BARICCO
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Allora la donna si voltò verso di lui e vide lo stesso viso di tante altre volte, i denti storti, gli occhi chiari, le labbra da ragazzino, quei capelli sparati in testa. Ci mise un po’ a dire qualcosa. Stava pensando alla misteriosa permanenza dell’amore, nella corrente mai ferma della vita.
TRE VOLTE ALL’ALBA *ALESSANDRO BARICCO
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