Da dove viene il termine nonna/nonno? Dal tardo latino nonna/nonnus che significava all’origine «balia» e poi anche «monaca». Il termine è stato impiegato quindi in passato per designare le nutrici vere e proprie, e successivamente anche le religiose, e ciò probabilmente in ragione delle loro attività di assistenza ai bambini abbandonati. In tedesco il termine Nonne è tutt’oggi usato per indicare la suora. Analogamente, in inglese si usa nun. La stessa cosa per il termine francese nonne che corrisponde all’italiano «religiosa». Sempre in francese è rimasto il termine nounou, per indicare nel linguaggio infantile il personale domestico che si occupa dei bambini. Non si trova invece traccia nel tedesco, nell’inglese e nel francese dell’uso del termine per designare gli ascendenti, che vengono chiamati rispettivamente Grossvater/Grossmutter (nel registro familiare Opa/Oma), grandfather/grandmother (grandpa/grandma, granny) e grand-père/grande-mère (mamie/papi). L’italiano è dunque l’unica delle lingue citate in cui il termine latino nonna/nonnus è stato poi utilizzato per designare gli avi, venendo a perdere ogni nesso con figure religiose.
Ma sul piano della connotazione semantica cos’altro evoca il termine «nonni» oltre che lo status di genitori dei genitori?
Nel linguaggio comune si coglie anche un’idea di qualcosa di lontano nel tempo e di superato: la camicia da notte della nonna, le idee della nonna, le mutande del nonno. Di un passato che talvolta assume i toni del rimpianto e della tenerezza: i biscotti e i ricami della nonna, i sigari o il digestivo del nonno. Suggestioni ancora sempre sfruttate nella pubblicità.
L’appellativo nonno o nonna è poi talvolta usato anche per rivolgersi alle persone anziane in tono confidenziale (troppo?) senza che sussistano vincoli di parentela. Mi è capitato ad esempio di sentire il personale infermieristico negli ospedali, o le cosiddette badanti, rivolgersi agli anziani chiamandoli «nonno», «nonna».
Ci si può chiedere se tale familiarità risulti gradita agli interessati, oppure se non sia una sorta di inopportuna spersonalizzazione con la quale l’anziano viene simbolicamente ridotto alla sola dimensione dell’età avanzata. Tra l’altro, non è raro in questi casi che l’appellativo nonno e nonna sia accompagnato dall’uso del «tu».
Anticamente, nella Chiesa cristiana «nonno» fu già titolo dato agli anziani in segno di riverenza. Una traccia di tale uso è rimasta nel gergo di caserma, dove con il termine «nonnismo» ci si riferisce all’atteggiamento vessatorio adottato da parte dei militari prossimi al congedo (i «nonni», appunto) nei confronti delle giovani reclute, facendosi riconoscere privilegi ed esenzioni da mansioni sgradevoli, e sottoponendole a scherzi al limite del sadismo.
Il mestiere di… nonna e nonno* Vittoria Cesari Lusso