LE PRIME LUCI DEL MATTINO * FABIO VOLO

Hai qualcosa che ti rende femmina, come se a tua insaputa portassi addosso l’odore seducente del peccato originale. Per una donna come te strapperei tutte le mele dall’albero, anche se Dio non me lo perdonerebbe. Tu mi ricordi le corse in bicicletta che facevo da ragazzino attorno alla casa.

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Una volta mi ha detto: «Quando entri da quella porta e finché non esci, tu sei la mia donna e io il tuo uomo. Ho bisogno di sapere questo per poter giocare con te. Lo accetti?». Ho accettato. Ora non so più se lo rifarei.
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Succede che tu non vuoi capire che tra noi è finita, non vuoi vedere come stanno le cose, fai finta che ci amiamo ancora. Non ti accorgi che non voglio più le
tue attenzioni e nemmeno le cerco? Che se ti avvicini mi scanso? Che se cerchi di darmi un bacio mi volto dall’altra parte? Ma che uomo sei che davanti a una donna che si comporta così fai finta di niente? Paolo, io non ti amo più, non ti amo più da mesi, e cerco di dirtelo in tutti i modi. Non dirmi come sempre che è normale, che è una crisi, o come l’ultima volta quando mi hai detto che in una coppia è “fisiologico”
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Questa sera ho un senso estremo di nostalgia.
Sono invasa dai ricordi di quando ero piccola.
Vedo il sorriso dolce di mia nonna, la tenerezza che esprimeva in ogni cosa. Sembrava così felice, serena, eppure la sua vita è stata più dura della mia, più faticosa e più dolorosa. Mi chiedo perché io non riesca a essere come lei. A volte ho la io non riesca a essere come lei. A volte ho la sensazione che mi veda, che da qualche parte mistia guardando e mi dica di stare tranquilla, che andrà tutto bene. Mi domando se questo mio rifugiarmi in ricordi lontani ogni volta che sto male
sia una fuga o se nei momenti che ricordo si nasconda un seme del mio essere che non ho coltivato e che ho lasciato lì. Sono stanca. Mi sembra che le cose che faccio non siano mai giuste, mai sufficienti. Il mio futuro con Paolo non c’è più, il futuro che avevo immaginato con l’altro uomo è stato spazzato via. Il buio e le ombre della notte se ne stanno andando e lasciano spazio alle prime luci del mattino. Vorrei che qualcosa di simile accadesse alla mia vita.
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il regalo di Giovanni mi ha commossa. A tavola lui le prendeva la mano, la accarezzava, la baciava. Noto sempre come la guarda mentre lei parla, provo quasi invidia. Il mio rapporto con Paolo non contempla manifestazioni di affetto in pubblico. Veramente nemmeno in privato.
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«Ti va di sederti al tavolo con me o preferisci rimanere sola?»
«Volentieri.»
Abbiamo fatto colazione insieme. Abbiamo parlato di tante cose: di cinema, di musica, di posti nel mondo, di vacanze. Non abbiamo mai accennato al lavoro né a quel famoso biglietto che mi aveva messo nel cappotto e che avevo strappato. Poi sono arrivati anche Federica e Giorgio, un altro collega. Ogni tanto, mentre gli altri parlavano, i nostri due sguardi si incrociavano e lui accennava sempre un sorriso delicato. L’aver iniziato quella colazione
soli ci aveva donato una sorta di intimità. Quando ci siamo salutati, mi ha dato due baci sulle guance e mi ha sussurrato a un orecchio: «Hai un odore buonissimo»
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Ho scoperto cosa c’è di peggio di un bacio negato quando lo desideri: un bacio ricevuto quando ormai è troppo tardi.
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