LA FINE DI UN AMORE COINCIDE CON LA SUA REALIZZAZIONE

La pretesa totalizzante e la propensione per l’eccesso fanno sì che il linguaggio dell’amore non abbia limiti nel sollecitare, nell’indurre, nel desiderare, nel pretendere. Questa mancanza di autolimitazione renderebbe l’amore una condizione parossistica ai confini dell’insostenibilità se a limitarlo non intervenisse il tempo, perché, scrive Luhmann: L’amore inevitabilmente termina e, in verità, più rapidamente che la bellezza, dunque più rapidamente che la natura. La sua fine non si inquadra nel declino cosmologico universale, ma è condizionata da se stessa. L’amore dura solo per un breve periodo e la sua fine compensa la mancanza di ogni altro limite. L’essenza stessa dell’amore, l’eccesso, è il fondamento della sua fine.
Ma possiamo essere ancora più radicali e dire che la fine di un amore coincide con la sua realizzazione, che perciò deve essere il più possibile differita, se non addirittura evitata. Ciò è dovuto al fatto che l’amore detesta la ripetizione, e siccome è impossibile una creatività spinta all’eccesso, capace di produrre ogni giorno novità, si ricorre a quell’altra strategia che cerca la resistenza, gli ostacoli, gli impedimenti, perché solo così l’amore acquista durata.

UMBERTO GALIMBERTI, LE COSE DELL’AMORE

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