DISEGNANDO QUELLA BOCCA A DIO VENNE L’IDEA DEL PECCATO

Allora, solo allora, Jun Rail sollevò il capo dallo scrittoio e girò lo sguardo verso la porta chiusa. Jun Rail.

Il volto di Jun Rail.

Quando le donne di Quinnipak si guardavano allo specchio pensavano al volto di Jun Rail.

Quando gli uomini di Quinnipak guardavano le loro donne pensavano al volto di Jun Rail.

I capelli, gli zigomi, la pelle bianchissima, la piega degli occhi di Jun Rail.

Ma più di ogni altra cosa – sia che ridesse o urlasse o tacesse o semplicemente stesse li, come ad aspettare – la bocca di Jun Rail.

La bocca di Jun Rail non ti lasciava in pace. Ti trapanava la fantasia, semplicemente.

Ti impiastricciava i pensieri.

“Un giorno Dio disegnò la bocca di Jun Rail. É lì che gli venne quell’idea stramba del peccato.” Così la raccontava Ticktel, che sapeva di teologia, perché aveva fatto il cuoco in un seminario, così almeno diceva lui, era una prigione dicevano gli altri, stupidi è la stessa cosa diceva lui.

Nessuno potrebbe mai riuscire a disegnarlo, dicevano tutti.

IL volto di Jun Rail, ovviamente. Stava nella fantasia di chiunque.

Ed ora stava anche li – soprattutto lì – girato verso la porta chiusa, perché da un attimo si era sollevato dallo scrittoio per guardare la porta chiusa e dire – Sono qui.

Alessandro Baricco , Castelli di Rabbia

SociBook del.icio.us Digg Facebook Google Yahoo Buzz StumbleUpon

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *