La scoperta dell’alfabeto mi si spalanca davanti come una porta luminosa: quando l’attraverso, mi ritrovo nel mondo dei grandi, che sanno leggere e scrivere.
Alle pareti dell’aula scolastica sono appesi cartelloni con le vocali e le consonanti, in stampatello e in corsivo, le maiuscole e le minuscole. E disegni che raffigurano oggetti e animali, ciascuno col proprio nome scritto sotto.
Avverto la magia di quelle immagini.
Che il mondo dei grandi sia lo stesso mondo delle fiabe?
Io so che i maghi e le fate sanno compiere prodigi: con la bacchetta magica tracciano misteriosi segni. Il segreto dei maghi e delle fate è forse l’alfabeto?
Fanno comparire uomini e cose, suoni e colori, draghi e cavalli alati, castelli di ghiaccio e palazzi d’oro, le nuvole e i fiori, il giorno e la notte, le albe e i tramonti, la neve, la pioggia, il vento. La Luna, il Sole, le stelle.
Prima con la matita dalla punta morbida, poi con i pastelli, imparo a scrivere le vocali e le consonanti. Nelle vocali avverto un sentimento colorato, nelle consonanti qualcosa che sta al di fuori di me.
La a bianca, la e verde, la i gialla, la o rossa, la u blu: la meraviglia, la gioia, la tenerezza, il calore, la paura.
Quando riesco a fare una o senza sbagliare, un segno di forma ovale che si ricongiunge in alto in un punto esatto, provo un brivido di piacere.
Nella erre di “ruota” sento il rotolare; nella elle di “fuoco” vedo le fiamme; nella esse di “serpente” rivedo lo strisciare di una biscia nel cortile di Carolina; nella ti di “tetto” ritrovo le tegole che vedo dalla finestrella della torretta; nella emme di “mamma” immagino mia madre.
Dopo le lettere dell’alfabeto, la scrittura unita: compongo le prime parole collegando una lettera all’altra. Uso la cannuccia e il pennino, la carta assorbente per asciugare l’inchiostro. Il pennino lo intingo nella boccetta di vetro dai bordi allargati, inserita in un’apertura tonda sulla destra del banco.
Ormai sono in grado di evocare le parole con la scrittura: ho trovato la bacchetta magica.
È Pasquale, il bidello, che riempie le boccette a ciascuno di noi, usando un recipiente di latta dal lungo becco.
«Questo è inchiostro» ci ammonisce. «Guai a voi se lo bevete!»
Franco destino – Alfredo Chiàppori